Il radon e la legge italiana ed europea

La normativa in materia di radon ad oggi include indicazioni per i luoghi di lavoro e le abitazioni. Non solo i singoli Paesi, ma la stessa Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno emanato diverse normative e raccomandazioni al fine di ridurre i livelli di concentrazione del radon al di sotto di determinati valori di riferimento, anche detti “livelli di azione”.

• Per quanto riguarda la presenza di radon nelle abitazioni:

La Commissione Europea ha pubblicato nel 1990 la Raccomandazione CEC 90/143, con cui si raccomandava un livello limite di riferimento di 400 Bq/m3 per le abitazioni, oltrepassato il quale si consigliavano azioni di rimedio tendenti a ridurre la concentrazione del radon. Tuttavia, a differenza di quanto è avvenuto in altri Paesi europei, l’Italia non ha recepito immediatamente questa raccomandazione, né ha ritenuto altrimenti intervenire per limitare la presenza di radon nelle abitazioni, anche se in alcuni casi i valori specificati dalla suddetta raccomandazione CEC 90/143 sono stati utilizzati come riferimento nella stesura del D.Lgs. 230/1995, emanato in attuazione di una serie di direttive Euratom, modificato dal D.Lgs. 241/2000 e dal D.Lgs 257/2001.

Nel 2009, in seguito a numerosi studi epidemiologici che hanno spinto a rivalutare il rischio di tumore al polmone conseguente all’esposizione al gas radon nelle abitazioni e alla pubblicazione del rapporto WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective dell’Oms, i livelli di riferimento raccomandati sono stati ridotti tra i 100 e i 300 Bq/m3. L’Europa ha recepito l’indicazione, e si appresta a introdurre un livello di riferimento non superiore 300 Bq/m3 nella direttiva europea in materia di radioprotezione prevista per il 2012, che l’Italia sarà obbligata a recepire. Pertanto il livello di riferimento 400 Bq/m3 è da considerarsi superato e, in assenza di una normativa nazionale, non può più essere preso come riferimento.

Anche l’Italia, come molti altri Paesi europei, avrà presto una specifica normativa nazionale sul radon nelle abitazioni, discendente dal recepimento della suddetta direttiva europea. La normativa nazionale di riferimento al momento include il Decreto Legislativo n°241 del 26/5/2000, entrato in vigore dal 1 gennaio 2001, che introduce per la prima volta in Italia una disciplina in materia di radioattività naturale, fissando un livello d’azione per i luoghi interrati uguale a 500 Bq/m3, e ingiungendo alle Regioni di individuare le aree ad elevato rischio radon (Prone areas) in cui l’obbligo della misura si estende anche ai locali non interrati, rendendo perciò necessario l’intervento di tecnici specializzati nel monitoraggio dell’inquinamento ambientale e nella campionatura di polveri, radon e amianto come quelli operanti per VIELLE Acustica, l’azienda situata a Busto Arsizio, in provincia di Varese, e attiva a Milano, Monza e in Brianza.

• Per quanto riguarda la presenza di radon negli ambienti di lavoro:

In tema di presenza di radon nelle abitazioni, il principale riferimento normativo per l’Italia ad oggi è ancora il Decreto legislativo 26/05/00 n. 241, che fissava il livello massimo tollerabile di presenza di radon a 500 Bq/m3, superato il quale si impone l’obbligo per il datore di lavoro di valutare la situazione e, ove necessario, intraprendere azioni di bonifica. La stessa legge impone l’obbligo ai datori di lavoro di misurare il radon in tutti luoghi di lavoro sotterranei e i locali interrati, in quanto la scarsa ventilazione favorisce l’accumulo di Radon.

Inoltre l’Accordo tra il Ministro della Sanità e le Regioni del 27 settembre 2001, emanato dalla Conferenza permanente Stato – Regioni, stabilisce le “Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati”, con grande attenzione al problema del radon, classificato tra gli elementi naturali di gruppo 1 con (massima evidenza di cancerogenicità).

• Per quanto riguarda la presenza di radon nell’acqua potabile:

L’Oms e la Commissione europea raccomandano l’intensificazione dei controlli in caso di concentrazione di radon nelle riserve di acqua potabile superiore ai 100 Bq/litro, a differenza di quanto sancito dalla Commissione europea, che raccomanda interventi immediati solo con concentrazioni superiori ai 1000 Bq/litro. Per quanto riguarda l’Italia, le raccomandazioni del Consiglio superiore di sanità sollecitano concentrazioni di radon nelle acque minerali e imbottigliate inferiori ai 100 Bq/litro (32 Bq/litro per acque destinate a bambini e lattanti).

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