Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti possono essere presenti in numerosi contesti lavorativi, spesso in modo invisibile ma non per questo meno rischioso. Conoscerne gli effetti, le fonti e gli obblighi normativi è il primo passo per garantire ambienti di lavoro sicuri e conformi alla legge.
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: cosa sono e quali sono i rischi
Le radiazioni si dividono in ionizzanti e non ionizzanti, in base alla loro capacità di modificare la materia.
- Radiazioni ionizzanti: includono raggi X, gamma e particelle nucleari. Possono causare danni al DNA e aumentare il rischio di tumori.
- Radiazioni non ionizzanti: comprendono campi elettromagnetici, microonde, raggi UV e radiofrequenze. Possono generare effetti termici o neurologici.
Entrambe, se non correttamente monitorate, possono rappresentare un pericolo per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
- Principali fonti in azienda: dispositivi medicali, apparecchiature industriali, impianti elettrici, antenne, saldatrici e forni a induzione.
- Rischi per i lavoratori: dipendono da intensità, frequenza e durata dell’esposizione. Possono variare da disturbi temporanei a patologie croniche.
Per prevenire questi effetti è fondamentale identificare le sorgenti di radiazione e applicare misure tecniche, organizzative e procedurali adeguate.
Normative di riferimento e obblighi per le aziende
Il D.Lgs. 101/2020 disciplina la protezione dalle radiazioni ionizzanti, mentre il D.Lgs. 81/08 copre i campi elettromagnetici e le radiazioni non ionizzanti. Le aziende sono tenute a:
- Valutare il rischio da esposizione
- Adottare misure preventive
- Informare e formare il personale
- Monitorare costantemente l’ambiente di lavoro
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