Il rumore all’interno di un ambiente lavorativo è sicuramente diventato negli anni una delle problematiche più importanti in termini di sicurezza oltre ad essere un argomento particolarmente “sentito” dai lavoratori delle varie attività.
Aumento del rischio negli anni
I processi tecnologici, la serializzazione delle attività industriali, la corsa alla velocità di produzione hanno portato al moltiplicarsi delle fonti di rumore oltre che all’aumento del numero di lavoratori potenzialmente esposti a questo fattore di rischio.
Impatto sui lavoratori
L’impatto dell’inquinamento acustico nei luoghi di lavoro ha spesso effetti decisamente negativi sia sulla salute che sullo stato psico-fisico e sociale delle persone.
Il corpo umano non ha a disposizione nessuna difesa naturale contro il rumore che, infatti, può danneggiare irreparabilmente le nostre cellule ciliate, per cui l’orecchio non è più in grado di trasformare le onde sonore in impulsi nervosi con conseguente perdita della capacità uditiva.
Il rumore cui un lavoratore è esposto durante la sua attività diventa quindi causa diretta di danno fisico e comporta la malattia professionale statisticamente più significativa oltre che comune, che prende il nome di Ipoacusia.
Esistono poi altri effetti collaterali prodotti dall’esposizione al rumore che non sono direttamente connessi con l’udito, l’aumento della pressione, disturbi al sistema nervoso (emicrania), aumento della frequenza cardiaca, stress…
Un ambiente acusticamente sfavorevole costituisce quindi una condizione di pregiudizio anche per una buona qualità della vita, oltre che diminuire come ovvia conseguenza la qualità e la quantità stessa della produzione lavorativa.
Rumore e infortuni
Diviene altresì doveroso sottolineare come importanti esposizioni al rumore possano contribuire all’aumento degli infortuni sui luoghi di lavoro, diminuzione dell’attenzione, scarsa percezione dei segnali d’allarme sia meccanici che umani sono infatti tutte possibili cause scatenanti di tali infortuni.
Normativa e valutazione del rischio
Per questi motivi il controllo della rumorosità nei luoghi di lavoro diviene uno strumento decisamente importante per la valutazione degli ambienti, della salute delle persone e per la prevenzione stessa degli infortuni.
Esposizioni al rumore superiori ad 80, 85 o 87 dB(A) determinano per il datore di lavoro una serie crescente di obblighi, che hanno come obiettivo la tutela della salute dei lavoratori, oltre che il raggiungimento delle condizioni lavoro migliori possibili.
La normazione nazionale ed internazionale è particolarmente attenta al tema.
Il D.Lgs 81/2008 al Titolo VIII, Capo II, affronta in maniera approfondita la problematica del rumore, obbligando le aziende ad effettuare un monitoraggio dello stesso con cadenza almeno quadriennale al netto di modifiche di ambienti lavorativi, macchinari e tipologie di attività.
Il documento risultante da queste indagini è parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) aziendale, oltre che determinante per la stesura del Piano Sanitario da parte del Medico Competente.
Spesso tale valutazione determina se e quali lavoratori possano o meno essere adatti a determinate attività.
Personale qualificato
Le misurazioni necessarie alla valutazione devono essere inoltre sempre effettuate da personale qualificato, attraverso strumenti idonei e dotati di certificati di taratura, in conformità alle normative vigenti.
La figura che si dedica a questa attività non deve necessariamente avere ad un titolo professionale (come ad esempio il Tecnico Competente in Acustica, i cui nominativi sono presenti all’interno della piattaforma informatica denominata ENTECA) ma la sua scelta diventa molto importante, in quanto le valutazioni comprendono non solo la misurazione della rumorosità dei macchinari e delle postazioni di lavoro, ma anche il calcolo delle esposizioni, giornaliere o settimanali, dei lavoratori al rumore.
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