Il 28 aprile di ogni anno il mondo del lavoro celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
World Day for Safety and Health at Work
Questa Giornata è stata istituita nel giugno 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), a seguito della International Labour Conference.
Questa ricorrenza nasce dalla necessità di promuovere un dibattito costruttivo sull’importanza della sicurezza sul lavoro, della salute dei lavoratori, e del benessere sul luogo di lavoro per ogni individuo, nell’intento di accrescere la consapevolezza sulla questione della salute e della sicurezza sul lavoro.
La manifestazione ha lo scopo di evidenziare l’importanza della prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali, e di ridurre gli incidenti sul lavoro che provocano, in media, 6.000 morti al giorno.
È evidente quanto la sensibilizzazione verso tematiche quali la sicurezza sul lavoro, la corretta valutazione dei rischi, e la salute dei lavoratori, siano di fondamentale importanza per garantire le dovute condizioni di salute e sicurezza di ogni lavoratore.
La normativa e la sua efficacia
La sicurezza sul lavoro in Italia è regolamentata dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, anche detto “Testo Unico” in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tuttavia, sebbene questa regolamentazione sia in vigore da diversi anni, malgrado gli sforzi di noi addetti safety (RSPP, Medici del Lavoro, consulenti e formatori), nonostante gli adempimenti normativi adottati dai datori di lavoro e dai vari Servizi di Prevenzione e Protezione delle aziende, i valori relativi agli infortuni, ai morti e alle malattie professionali rimangono ad oggi molto elevati.
Perché?
E, soprattutto, cosa è possibile fare per abbassare queste statistiche?
La Giornata Mondiale della Sicurezza e Salute sul lavoro focalizza proprio l’attenzione internazionale sulla necessità di un impegno collettivo e globale per la creazione di una vera e propria “cultura della sicurezza” e della salute sul luogo di lavoro.
La percezione del rischio
La relazione tra comportamento e sicurezza non è lineare, e non è scontato.
Il rischio residuo non è mai 0, occorre considerare anche il “fattore umano“, il comportamento dell’uomo, che è legato a una situazione specifica, ed è influenzato dai FILTRI PERCETTIVI che abbiamo sviluppato nella nostra vita, che ci aiutano ad affrontare la realtà:
- CULTURALI (Personali, Familiari, Aziendali)
- FISIOLOGICI (donna/uomo)
- PSICOLOGICI (Processo cognitivo soggettivo)
Quello che siamo è frutto in parte della genetica, e in parte dell’ambiente in cui siamo nati e cresciuti, che ha sviluppato la nostra interpretazione personale e la nostra visione del mondo. Ognuno di noi può percepire un rischio e valutarlo in modo differente.
Ed è proprio in questo processo che intervengono numerosi fattori, ed in particolare sono coinvolti aspetti cognitivi ed emotivi.
Le EMOZIONI sono parte integrante dei processi di ragionamento e di decisione:
- Emozioni positive ci portano ad avere una PERCEZIONE DI RISCHIO BASSA,
- Emozioni negative ci portano ad avere una PERCEZIONE DEL RISCHIO ALTA.
Tutto questo background influenza le nostre scelte quotidiane, le nostre reazioni e i nostri comportamenti di fronte alle varie situazioni (lavorative e non).
La cultura della sicurezza
Le conoscenze relative ai rischi sono fondamentali, e devono unirsi alla consapevolezza del lavoratore.
La sicurezza e la salute sul lavoro fanno parte di un processo in continuo mutamento e ciascun lavoratore, non solo i datori di lavoro, il servizio prevenzione e protezione e gli esperti del settore safety, ha un importante ruolo da svolgere.
Essere in grado di sviluppare la cultura della sicurezza all’interno della propria realtà aziendale è uno degli strumenti principali di prevenzione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. In questo modo è possibile accrescere nell’interlocutore la consapevolezza dei rischi, la ricerca autonoma di soluzioni, e la creazione di comportamenti sicuri.
Aumentando la CULTURA della sicurezza, possiamo rendere i lavoratori autonomi nell’individuazione e gestione delle situazioni pericolose, in modo da scegliere consapevolmente di comportarsi in maniera corretta, di applicare le misure di prevenzione e protezione, e scegliere di non rischiare.
Come possiamo favorire e sviluppare la diffusione della cultura della sicurezza in azienda?
Cambiare le convinzioni e le abitudini è difficile!! È come sradicare una pianta con radici profonde.
Gli esseri umani cambiano, si muovono, solo quando sono motivati a farlo.
È fondamentale sapere che non si può motivare nessuno a fare un qualcosa. La motivazione è intrinseca, viene da ciascuno di noi.
Le persone fanno le cose per i loro motivi, non per i nostri.
Dobbiamo elevare la motivazione dei lavoratori verso il rispetto delle norme e delle procedure.
In qualità di consulenti safety dobbiamo creare nel lavoratore la consapevolezza dei rischi, e delle possibili conseguenze, e creare in lui un “Reazione VERSO” un qualcosa di migliore, di desiderabile, un qualcosa che vorrebbe raggiungere. Si tratta di una motivazione costante nel tempo e a lungo termine.
Per costruire una cultura della sicurezza solida, è quindi necessario passare dalla semplice comunicazione di contenuti (mero adempimento formale), ad una condivisione di comportamenti in materia di sicurezza, portando i lavoratori a desiderare la salute e la sicurezza in azienda, e di conseguenza a tendere verso di esse.
Punti fondamentali per sviluppare la cultura della sicurezza:
– Dare sempre il buon esempio dal punto di vista comportamentale, a partire dall’autorevolezza dei responsabili (quando questi ultimi sono i primi a non applicare le regole, risultano incoerenti, perdono di credibilità, e i lavoratori non le applicheranno a loro volta);
– Adottare una comunicazione coerente con i principi enunciati (non solo la comunicazione formale ma anche quella informale, ad esempio nei momenti di pausa);
– Sviluppare un alto grado di fiducia reciproca tra dirigenti e lavoratori;
– Fare in modo che i lavoratori stessi abbiano un ruolo nella risoluzione dei problemi e nel prendere decisioni;
– Organizzare corsi di formazione periodici (a tutti i livelli, non solo ai lavoratori ma anche ai dirigenti);
– Impostare regole e procedure (non solo scritte ma anche comunicate a tutti) di Sicurezza;
– Indirizzare le credenze e le percezioni circa il rischio per sensibilizzare e rendere consapevoli i lavoratori;
– Favorire la salubrità dell’ambiente di lavoro;
– Applicare un sistema efficace di premi e punizioni (“carote e bastoni”) – ricordando sempre che le punizioni sono meno motivanti delle ricompense – favorendo il supporto e l’incoraggiamento dell’ambiente sociale ai comportamenti sicuri.
Il buon esempio
Riprendendo il primo punto dell’elenco al precedente paragrafo, sottolineiamo l’importanza dell’effettiva sensibilità alla tematica safety da parte dei livelli gerarchici superiori.
Datore di lavoro, Dirigenti, Preposti, devono dimostrare la loro sincera volontà di favorire il benessere dei propri collaboratori.
È una premessa senza la quale si genera incoerenza tra il contenuto dei messaggi espressi nei regolamenti interni, nei corsi formativi, nelle riunioni, ed il comportamento effettivo dei responsabili.
Questa eventuale incoerenza creerebbe nei lavoratori una conferma che l’interesse dell’azienda verso il tema Safety è basso, e si sentirebbero autorizzati e non applicare le regole, indirizzando il proprio comportamento verso le soluzioni più comode, non verso quelle più sicure.
“Cambiare noi stessi per cambiare gli altri”
Dobbiamo essere noi i primi ad adottare comportamenti sicuri, essere come un virus per cambiare la cultura della sicurezza.
La scimmia vede, la scimmia fa
La regoletta in voga dagli anni ’20 nei corsi per i manager americani (monkey sees, monkey does) si può tradurre in italiano con un più efficace «dare il buon esempio» affinché tutti i componenti di una comunità facciano altrettanto.
Il detto si riferisce all’apprendimento di un processo senza una comprensione del perché funziona.
Noi ci contagiamo a vicenda. L’uomo cambia atteggiamento non perché gli viene detto ma perché si adatta al comportamento degli altri. Questo per la naturale necessità di appartenenza al gruppo.
Conclusioni
La sola informazione, il mero adempimento normativo, l’applicazione di sanzioni disciplinari, non generano un cambiamento nelle prospettive personali, e non favoriscono lo sviluppo della cultura della sicurezza.
L’obiettivo cui ogni azienda, ogni organizzazione, dovrebbe tendere è quindi lo sviluppo di un corretto concetto e modo di vivere la sicurezza da parte di tutti i lavoratori.
In tal senso è necessario ostacolare e modificare quelle convinzioni personali che portano i lavoratori ad una percezione scorretta del rischio, anche attraverso interventi formativi centrati sul fattore umano, che favoriscano una presa di coscienza di questi meccanismi inconsci, e creino una maggiore consapevolezza.
Buona giornata della sicurezza a tutti!!!!
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